44 anni anni fa, il 16 marzo 1978 veniva rapito Aldo Moro e trucidata la sua scorta in via Fani. La commemorazione delle istituzioni.
Sono passati 44 anni dal rapimento di via Fani dove le Brigate Rosse sequestrarono Aldo Moro, presidente della Dc. Le BR trucidarono i cinque uomini della sua scorta e tennero sequestrato il democristiano Moro per 55 giorni. Dopo questi lunghi e dolorosi giorni il corpo dello statista fu trovato rannicchiato e crivellato di colpi nel bagagliaio di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani, sempre Roma, la mattina del 9 maggio 1978.
Quel 16 marzo furono uccisi Oreste Leonardi, maresciallo dei carabinieri e responsabile della sicurezza di Aldo Moro; Domenico Ricci e i poliziotti Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino. Tutti parte della scorta di Aldo Moro.
Le istituzioni ricordano il rapimento Moro
La presidente del Senato Casellati ricorda il tragico evento in una nota, “Il 16 marzo di 44 anni fa l’intero Paese si fermava davanti al più grave attacco subito dalla Repubblica. L’agguato di via Fani, il rapimento di Aldo Moro e il sacrificio della sua scorta hanno cambiato per sempre la nostra storia. L’Italia non dimentica”.
L’Italia si ferma a ricordare il loro sacrificio in via Fani. Il destino di famiglie straziate dalla follia criminale brigatista e i giorni più duri della nostra storia repubblicana” scrive su Twitter Enrico Letta. Mentre Roberto Fico scrive: “Questa pagina tragica della storia del nostro Paese rappresenta un monito costante sui rischi a cui può essere esposta una democrazia, anche solida“.
“Non si tratta di un mero omaggio rituale ma l’occasione per ribadire l’impegno nella difesa delle Istituzioni democratiche da possibili nuove derive eversive e nel perseguire altresì la verità e la giustizia sulle vicende degli anni “di piombo”. Aldo Moro diceva che la verità è sempre illuminante e ci aiuta ad essere coraggiosi.” Conclude il presidente della Camera. “Ritengo che questa verità non sia soltanto un atto dovuto nei confronti delle vittime e dei loro familiari, ma anche uno strumento indispensabile per rendere sempre più forte e salda la nostra democrazia”.